lunedì 27 agosto 2012

“Villa dei Cannoni o Villa Musenga”. La risposta è (sempre) dentro di te.


L'Amministrazione Comunale ha deciso di cambiare nome alla Villa dei Cannoni, per dedicarla all'architetto urbanista che firmò il progetto della nuova Campobasso nel 1813.
Tra i commenti delle autorità spicca quello di Molise Natzione. Contattati telefonicamente, alcuni esponenti dichiarano: “La discussione sinceramente non ci appassiona, ma volendo esprimere un’opinione non possiamo che rilevare che il cosiddetto ‘Albero dei sogni’ di Gino Marotta, l'opera posta la centro della villetta, già per il nome che porta si trova sicuramente meglio in Villa dei Cannoni che in Villa Musenga”.


Giusto o sbagliato che sia, va rilevato anche che sulla questione ha ritenuto opportuno esprimersi un'artista internazionale del calibro di Bob Marley, dichiarazione fatta tra l'altro in tempi non sospetti, esattamente il 23 settembre 1980, dopo il suo ultimo concerto allo Stanley Theater a Pittsburgh. In tale occasione, intervistato da una lontana parente di Laura Calfapietra, ha dichiarato quanto riportato nel manifesto allegato, adottato dal "Movimento Cittadino in difesa dei Monumenti dedicati alla Prima Guerra Mondiale".
Sempre secondo gli esponenti natzionali “Il problema qui però è sempre lo stesso, si continua a sbagliare il punto di partenza, perché bastava al solito porsi due semplici domande prima di prendere posizione”.

“La prima è: a questo cambiamento corrisponde un sostanziale intervento/innovazione/miglioria di natura sostanziale? La risposta è, ovviamente, NO. Purtroppo si tratta solo di cambiare il nome. La piazza è la stessa, i cannoni gli stessi, il Marotta c’è sempre, i fantastici alberi dell’orto botanico pure. Solo forma, niente sostanza”.

“La seconda domanda invece è: come accetta il molisano medio il cambiamento? La risposta è, MALE. Per definizione si lamenta di ogni innovazione, anche quando necessaria ed auspicabile, perché destabilizza il suo status di essere immobile e conservato nel tempo che da sempre lo caratterizza. In Molise si sa, impera il detto: chi lassa la via vecchia pe’ la via nova, sa chell’ che lassa ma non za chell’ che trov’ (tradotto: chi lascia la via vecchia per andare verso le Quattro Via Nove, sa bene cosa si lascia alle spalle, ma non può sapere cosa troverà in loco).

Se uno più uno fa due, quindi, viene da chiedersi quale strana forma di masochismo abbia aggredito gli amministratori comunali che, già più volte accusati di immobilismo, a questo punto, hanno deciso anche di caricarsi automaticamente sulle loro spalle il ragionamento polemico della cittadinanza, che ha inteso leggere questa novità come una presa in giro come sintetizzabile dalle dichiarazioni di Dario Palladino, un campobassano qualunque a passeggio per il Corso: “Come si chiama, si chiama, la piazza è la stessa. Mo’ ci siamo già imBarati ‘sto nome. Pensassero a fatija piuttosto….. ah, chella zappa!”. 

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