L'Amministrazione Comunale ha deciso di
cambiare nome alla Villa dei Cannoni, per dedicarla all'architetto urbanista
che firmò il progetto della nuova Campobasso nel 1813.
Tra i commenti delle autorità spicca
quello di Molise Natzione. Contattati telefonicamente, alcuni esponenti
dichiarano: “La discussione sinceramente non ci appassiona, ma volendo
esprimere un’opinione non possiamo che rilevare che il cosiddetto ‘Albero dei
sogni’ di Gino Marotta, l'opera posta la centro della villetta, già per il nome
che porta si trova sicuramente meglio in Villa dei Cannoni che in Villa Musenga”.
Giusto
o sbagliato che sia, va rilevato anche che sulla questione ha ritenuto
opportuno esprimersi un'artista internazionale del calibro di Bob Marley,
dichiarazione fatta tra l'altro in tempi non sospetti, esattamente il 23
settembre 1980, dopo il suo ultimo concerto allo Stanley Theater a Pittsburgh.
In tale occasione, intervistato da una lontana parente di Laura Calfapietra, ha
dichiarato quanto riportato nel manifesto allegato, adottato dal "Movimento
Cittadino in difesa dei Monumenti dedicati alla Prima Guerra Mondiale".
Sempre
secondo gli esponenti natzionali “Il problema qui però è sempre lo stesso, si
continua a sbagliare il punto di partenza, perché bastava al solito porsi due
semplici domande prima di prendere posizione”.
“La
prima è: a questo cambiamento corrisponde un sostanziale
intervento/innovazione/miglioria di natura sostanziale? La risposta è,
ovviamente, NO. Purtroppo si tratta solo di cambiare il nome. La piazza è la
stessa, i cannoni gli stessi, il Marotta c’è sempre, i fantastici alberi dell’orto
botanico pure. Solo forma, niente sostanza”.
“La
seconda domanda invece è: come accetta il molisano medio il cambiamento? La
risposta è, MALE. Per definizione si lamenta di ogni innovazione, anche quando
necessaria ed auspicabile, perché destabilizza il suo status di essere immobile
e conservato nel tempo che da sempre lo caratterizza. In Molise si sa, impera
il detto: chi lassa la via vecchia pe’ la via nova, sa chell’ che lassa ma non
za chell’ che trov’ (tradotto: chi lascia
la via vecchia per andare verso le Quattro Via Nove, sa bene cosa si lascia
alle spalle, ma non può sapere cosa troverà in loco).
Se
uno più uno fa due, quindi, viene da chiedersi quale strana forma di masochismo
abbia aggredito gli amministratori comunali che, già più volte accusati di
immobilismo, a questo punto, hanno deciso anche di caricarsi automaticamente
sulle loro spalle il ragionamento polemico della cittadinanza, che ha inteso
leggere questa novità come una presa in giro come sintetizzabile dalle dichiarazioni
di Dario Palladino, un campobassano qualunque a passeggio per il Corso: “Come
si chiama, si chiama, la piazza è la stessa. Mo’ ci siamo già imBarati ‘sto
nome. Pensassero a fatija piuttosto….. ah, chella zappa!”.
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